lunedì 5 ottobre 2009

L'allegoria del serpente

Un detto arabo diceva: "kâna el-insana hayyatan fi-l qidam", cioè " una volta l'uomo era serpente".
Riguardo al simbolo del serpente Ernst Junger rifletteva:
" Zarathustra amava il serpente; per lui era l’animale più intelligente. Non può aver avuto in mente il serpente del mondo empirico, l’animale conosciuto e descritto dagli anatomisti e dai biologi.

Deve aver subodorato un’intelligenza diversa e un essere altro rispetto a quello che appare nella natura.
Nel serpente sono certamente presenti l’astuzia e l’intelligenza della Madre terra, ma non in misura maggiore che in tutte le altre creature. Non è questa la spiegazione della paura e della venerazione con cui è guardato in Oriente e in Occidente, del rango che lo pone ancora più in alto delle teste degli dèi e dei sovrani o gli insegna un posto ai piedi della croce. Non è neppure la spiegazione dell’orrore del viandante, per quanto intelligente e coraggioso, che posi il piede davanti all’animale che srotola le spire.
Qui deve agire qualcosa di diverso e di più forte, qualcosa che ha conservato, come mistero rivelato, fino alla nostra epoca, la sua immediata capacità di sorprendere.
Nel serpente non sono tanto il veleno, l’immobilità, la mancanza di arti a spaventare. L’impressione è piuttosto di vedere, per un istante, la trama originaria muoversi. Vita e morte si confondono, il terreno diventa insicuro. In ognuno dei pericoli in cui casualmente ci si imbatte, è nascosto il grande, l’unico pericolo.
In questo senso , il serpente è un segno di confine – ma certamente non l’unico. La sua comparsa risveglia una memoria primordiale, la vicinanza di quella trama in cui anche la
differenza tra la vita e la morte scompare, insieme a tutte le differenze. Il velo si fa più sottile, incolore.
Con il serpente, abbiamo dunque di fronte a noi una maschera, e una maschera riuscita in modo eccellente. Il valore che gli è stato attribuito sin dai tempi più antichi ne è la conferma. Il serpente è l’animale degli dei della morte e anche quello di Asclepio – una creatura in cui il veleno raccoglie le sue due potenze, quella di uccidere e quella di risanare. In lui popoli lontani tra loro nel tempo e nello spazio venerano la potenza originaria della Terra. Con lui hanno inizio e si concludono le trasformazioni."

Simbologia del serpente
fonte:  http://www.procaduceo.org/it_home/simbolo/simbolo.htm
"In tutte le civiltà antiche il serpente è stato considerato positivo o negativo: probabilmente per il fatto che può restare immobile, scattare rapidissimamente, uccidere, sparire e rinnovarsi, abbandonando la vecchia pelle.
Troviamo un serpente nel copricapo del Faraone, qui è sinonimo di saggezza e potere. Nella cultura cristiana è simbolo dell'astuzia che incita al peccato: la Vergine lo schiaccia sotto il piede.
Narra la Bibbia: "Il Signore disse a Mosè: 'Fatti un serpente e mettilo sopra un'asta; chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita'. Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra l'asta. Quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita" (Num 21:8-9).
Origine del Caduceo
Narra la leggenda che Mercurio (Hermes), il messaggero degli dei, ricevette un bastone da Apollo. Quando giunse in Arcadia, gli si pararono innanzi due serpenti che si divoravano a vicenda, allora egli gettò il bastone tra loro ed essi si riappacificarono. Da questa leggenda è nato il simbolo del Caduceo, un segno di pace rappresentato da un bastone con due ali aperte e due serpenti attorcigliati che si guardano l'un l'altro.
Per questa ragione, nell'antica Grecia, il Caduceo divenne il simbolo degli araldi negoziatori di pace. Mentre, in origine, doveva proteggergli dai pericoli presenti nei territori stranieri, divenne poi un generico segno di pace. Lo si è anche considerato simbolo dell'equilibrio morale e della condotta esemplare: il bastone esprime il potere; i due serpenti la sapienza, le ali la diligenza, e l'elmo è l'emblema dei pensieri elevati. Gli sono stati attribuiti altri molteplici valori, dalla fecondità-fertilità, alla medicina (anche oggi viene talora utilizzato come insegna dell'attività farmaceutica).
Astronomicamente, la testa e la coda dei due serpenti rappresentano i punti dell'eclittica in cui il Sole e la Luna si incontrano, quasi in un abbraccio.
Metafisicamente, il Caduceo rappresenta la discesa della materia primordiale nella materia grossolana. In tale simbolo, infatti, è rappresentato il pellegrinaggio dell'involuzione e dell'evoluzione, oltre al sentiero diritto dell'iniziazione.
Fisiologicamente, invece, rappresenta le correnti vitali che scorrono nel corpo umano. Per tale ragione Madame Blavatsky chiama l'Albero della Vita il Bastone del Caduceo. Di esso scrive: "I due serpenti sono lo spirito e la materia le cui due teste crescono da un'unica testa, le due code si uniscono sulla terra in una (realtà e illusione)...".
L'asse centrale simbolizza perciò la colonna vertebrale, e i due serpenti che vi si avvolgono alludono all'ascensione dell'energia latente e attorcigliata su se stessa, che si trova alla base della spina dorsale dell'uomo (la Kundalini).
Asclepio, dio della Medicina
Vi è un altro personaggio della mitologia greca, Asclepio, dio della Medicina, che portava il Caduceo. In realtà egli era un semidio, figlio di Apollo e di Coronide figlia del re dei Tessali. La stessa Coronide venne in seguito uccisa da Apollo per mezzo di Artemide, perché lo tradì con un comune mortale.
Asclepio, nato dall'unione tra Apollo e Coronide, fu allevato dal centauro Chirone che ne fece un terapeuta insegnandogli l'arte di guarire. Da adulto divenne un validissimo medico, ma, preso dall'ambizione, si mise a resuscitare i morti. Questo modo di agire non piacque alla regina Ade, dea degli inferi, che se ne lamentò con Giove, il quale, irato per tanta presunzione, lo uccise con una saetta.
Va sottolineato che il Caduceo usato da Asclepio era rappresentato da un solo serpente attorcigliato al bastone, mentre il logo usato dalle Associazioni mediche internazionali ha preferito quello di Mercurio con due serpenti. Forse per rappresentare la lotta tra malattia e guarigione, tra Yin e Yang, tra la vita, la morte e la rinascita; rinascita vista come fenomeno metafisico od anche psicologico, in cui il rinnovamento comporta l'abbandono della "vecchia pelle", composta di abitudini, pregiudizi e preconcetti."

Lo stendardo dei daci rappresentava un lupo con il corpo di dragone. Molto probabilmente l'introduzione dello stendardo previsto di "draco" nell'esercito romano del Basso Impero si deve all'influenza dei daci.

L'utilizzo del serpente-dragone sullo stendardo dei daci potrebbe provare che all'origine questi erano un popolo di iniziati nei segreti della Kundalini rappresentata dal serpente.
Nelle rappresentazioni artistiche, il serpente edenico compare attorcigliato intorno al tronco dell' Albero della Vita.
La mitologia cristiana ci presenta San Giorgio su un cavallo di fuoco che trafigge il drago con una lancia e lo appunta a terra..
Il cavallo di fuoco potrebbe essere il simbolo di Kalki il padrone del Sahasrara. La lancia simbolizza l'irruzione della Kundalini attraverso la colonna vertebrale (la lancia) e la fissazione di quest'energia nel Muladhara, il chakra radice che corrisponde all'elemento terra.
Gheorghios (gr.) significa lavoratore della terra.
Nella mitologia greca incontriamo Pitone, un drago-serpente, figlio di Gea, prodotto dal fango dopo il Diluvio Universale. Custodiva l'Oracolo di Delfi. Morì in seguito ad un epico combattimento contro Apollo che, per questo, si impossessò dell'oracolo e diede alla sacerdotessa il nome di "Pizia" (Pitonessa).

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